CCompiva trent’anni Giuseppe Sormani, vice-direttore di un laboratorio per la produzione di componenti ausiliari dell’industria chimica e si confidava con un amico su un argomento piuttosto riservato perché da qualche tempo sentiva di aver perso la sua tranquillità. E precisamente da quando ad una festa, aveva conosciuto una ragazza cinque anni più giovane. Da mettere in evidenza che lui non credeva al matrimonio, all’eterno amore, al “finché morte non ci separi”, e in verità non se l’era mai neanche andati a cercare. Ma questa voltaCupido aveva centrato il bersaglio. “E se fosse questa la donna della mia vita?”. “Questa Rossana mi inquieta, mi seduce, mi attira, mi spaventa e subisco il suo fascino in modo inconsueto e incredibile!”. E l’amico: “Sei innamorato!” “Forse sì, sono innamorato perché penso troppo a lei. Mi addormento con lei anche se lei non c’è. Il suo viso è tanto penetrato in me che quando chiudo gli occhi me la vedo davanti! Tutto questo si chiama amore? Non so. E poi: sono geloso di lei. Vorrei conoscere tutti i suoi segreti, come vive, qual’è la musica che preferisce, che tipo di letture, le sue amicizie, i suoi sogni, le sue speranze per una possibile vita a due per essere felici”. “Questa donna mi fa girare la testa. Non hai mai provato tu il tormento di voler essere tutt’uno con un altra persona? Di scomparire con lei? Di aprirle completamente l’anima e il cuore, di penetrare il suo pensiero fino in fondo? E invece non sai nulla di lei, dei suoi desideri. Non riesci ad indovinare il mistero di un’anima chesenti vicina, d’un’anima nascosta dietro due occhi sinceri che ti guardano e ti parlano con una bocca meravigliosa che pare già tua tanto è il desiderio! E con le sue parole ti trasmette la voglia di vivere. E ciò nonostante rimane più lontana da te più di quanto lo siano le stelle!”. “Ti chiedo scusa, ma tu che ne dici?”“La tua fantasia è sempre stata fervida. Del resto hai anche un’età che ti suggerisce di provare. Aspetto i confetti! Ma ricorda quello che ti ho sempre detto: le donne passano i giorni ad aspettare l’uomo della loro vita e nel frattempo si sposano”. Giuseppe non sente o fa finta di non sentire. Torna nel suo ufficio. Al diavolo le scartoffie ed i soliti turbamenti sindacali con gli operai. All’usciere raccomanda in modo perentorio di non essere disturbato per nessun motivo perché ha un lavoro urgente da sbrigare. Prende carta e penna. Il pensiero di lei è così forte che lo rende deciso a scriverle sfidando ogni tabù, ogni pregiudizio, ogni timore, dicendole tutto il suo tormento e le sue ansie. Ma non trova le parole e comincia a credere a chi ha avuto uguale esperienza, che “non si sa cosa dire al principio e alla fine di un amore”. E si chiede perché quell’incontro l’ha reso così agitato quando sapeva benissimo che prima o poi sarebbe stato inevitabile. Fa parte della vita cioè del destino. Era il modo ostinato di tutte le cose rimaste in sospeso. E cominciò a scrivere chiedendo aiuto, chissà perché, alle parole di una canzone che dal primo mattino gli ronzava nelle orecchie: “O mia carina tu mi piaci tanto! E come il mare piace alle sireneeee!” Rileggendo: “Ma no! Così no! Casco nel ridicolo!”. “Gentile signorina”, e al sol pensiero che quello scritto sarebbe stato letto da lei, il suo cuore va su di giri. “Gentile Rossana, mia diletta! Fuoco della mia anima! Tormento delle mie notti insonni!”. Toch, toch, entra l’usciere: “Scusi, direttore, c’è di la il commendator Rizzari, dice per i preliminari dell’acquisto del terreno per il nuovo magazzino materie prime”. “Maledizione! Ora non ho tempo. Ho un lavoro urgente, te l’ho detto. Dì che torni domani”, “Ma ha appuntamento con lei stamattina”. “E’ vero, me l’ero dimenticato! Su, svelto, fallo entrare”. Lo liquidò in pochi minuti: “Facesse tutto lui perchè adesso aveva un lavoro importantissimo”. E torna alla scrivania e alla lettera: “Anima mia, dove sei? Cosa fai in questo momento? Io penso così forte a te e non è possibile che tu non pensi a me!”. A questo punto: drììn, il telefono. Era la cugina Graziella per chiedere se era disposto ad unirsi alla solita compagnia per una nuova crociera nel Mediterraneo. “Ti ringrazio, ma quest’anno ho dei lavori urgenti e non mi posso permettere vacanze!”. “Ma guarda che questa volta con la Costa-Crociere in quindici giorni, visiteremo la Conca degli Aranci, Istambul, Ismailia, Sharm el Sheikh, Il Cairo. E poi sul Nilo fino alla Valle dei Re. Non puoi mancare!”. Ma non volle sentire ragioni. “Sarà per un’altra volta, scusami! Ho un lavoro urgentissimo”. E riprese la penna per continuare la lettera a Rossana. Gli sembrava così di parlare con lei, di entrare nella sua vita. Lei avrebbe letto tutto, avrebbe sorriso ed avrebbe messo la lettera nella borsetta a contatto con le meravigliose cose sue: la matita per le labbra, il fazzoletto ricamato e gli altri oggetti carichi di conturbanti intimità… Ed altre cose ancora… A questo punto il telefono: drììn, drììn! “Con chi parlo?”, “Sono il segretario particolare di Sua Eminenza il Vescovo per invitarla alla festa che si terrà domenica prossima al le ore dieci in Duomo per la inaugurazione della cappella in onore del concittadino benemerito (non capì il nome). Ci saranno tutte le Autorità…!”. “Va bene! Cercherò di non mancare! La riverisco!”, ed ha sbattuto violentemente la cornetta sul trespolo. E non aveva finito di scrivere un’altra riga: “Cara Rossana! Tu sapessi il mio travaglio! E credimi, non chiedo più di tanto per…. “, e di nuovo il telefono: drììn, drìììn! Il cuore gli entrò in fibrillazione e sentì le forze che lo stavano abbandonando. Con tante cose ancora da fare e da scrivere. E prima di tutto, la più urgente ed importantissima: la lettera. Aveva perso ormai la cognizione del tempo. Ed era convinto che qualcuno gli stava giocando un brutto scherzo. O era il suo Angelo Custode?! Guardò l’orologio: le dodici! E di nuovo il telefono: drììn, drììn….Drììn! Lasciò suonare. Prese un nuovo foglio e scrisse solo: PENSIERO COSTANTE – Giuseppe. Lo mise nella busta, incollò il francobollo e corse ad imbucare. Giuseppe Paganessi