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Bisogna studiare non solo con la mente ma soprattutto con il cuore…

Siamo giunti alla fine dell’anno scolastico e così, dialogando con qualche amico mi chiedevo come in tutti questi anni, nonostante le varie riforme e privatizzazioni, non abbia introdotto al suo interno delle materie basilari per la vita di tutti i giorni. Manca una cultura del rispetto… per le cose ma soprattutto per le persone!
Infatti, credo, che la maggior parte degli studenti a furia di studiare solo con la mente abbiano smarrito la via del cuore rimanendo lì a scavare nel vuoto mentre intorno a loro la gente adulta è impegnata a distruggere la saggezza dei nostri nonni. Forse non abbiamo capito che i giovani non hanno bisogno di spazi ne di alternative per il divertimento, ma del respiro delle pietre con le quali si è interrotto un dialogo antico oppure di udire il brontolio di un tuono lontano o il rumore di un torrente che fa rotolare i sassi…
Ma non solo gli studenti hanno bisogno di provare queste sensazioni; anche noi adulti che non sappiamo più ascoltare il battito del nostro cuore. Solo che non ce la facciamo, abituati come siamo a dare priorità a cose futili ed insignificanti e vivere nella routine di tutti i giorni senza meravigliarsi più di nulla…
Sono convinto che esistano due tipi di ignoranza. la pura, che è quella che abbiamo fin dalla nascita e poi l’ignoranza “colta” che, arrivando molto più tardi, generalmente verso la fine dell’infanzia, va a sostituire quella pura. Qual’è la differenza? Nella prima ci troviamo in uno stato di totale incanto: osserviamo tutto, senza prendere atto di niente, rifiutando ogni genere di potere decisionale con una spiccata tendenza al gioco ed un altissimo indice di egoismo, che però svanisce in un sorriso. Coloro che riescono a prolungare nel tempo questa prima fase dell’ignoranza, secondo me, avranno una vita piena di meraviglie sia nel bene che nel male.  Nella seconda fase invece, il comportamento è addirittura l’opposto: non ci si meraviglia quasi più di niente! Il gioco, viene completamente abbandonato per far posto ad un altro gioco molto più misero: la frenesia di accumulare denaro il più possibile, spinti dall’eterno senso di insicurezza. Quelli che persistono in questa seconda fase dell’ignoranza avranno una vita prevedibile ed una carriera sicura, saranno degli ottimi datori di lavoro poichè, in nome del profitto, sono pronti a cimentarsi nelle attività più disparate, senza minimamente preoccuparsi delle conseguenze che da queste possono derivare. A differenza dei puri, l’indice di egoismo dei colti è in apparenza molto basso, tuttavia questo poco non si sradica neanche con la bomba atomica. Apparentemente non corrono pericoli, dato che sono loro un pericolo per gli altri. Vi è poi una terza categoria, quella della cultura che andrebbe ad integrare le due ignoranze (ma quella non fa mai male). Quindi, quando gli “ignoranti puri” erano molti, tutto era più bello: le vecchie strade erano libere dalla schiavitù delle automobili, l’acqua del mare era limpida e blu ed era bello passeggiare dentro quella città che ora noi tutti insieme siamo chiamati a ricostruire.
E’ per questo che gli studenti, che sono l’asse portante del nostro futuro, devono avere la capacità di concretizzare le loro proteste, di organizzare incontri delle loro stesse rappresentanze con le istituzioni che a loro volta sapranno meglio ascoltare e comprendere le loro richieste.
Ma è anche vero che anche noi adulti dobbiamo dare un supporto a questi giovani, spesso accusati di menefreghismo e di distruzione quando forse, siamo proprio noi adulti che abbiamo smesso di giocare, di apprezzare le cose semplici della vita che possono essere un abbraccio, un sorriso, una stretta di mano che posso essere da esempio a chi verrà dopo di noi. Solo grazie a queste piccoli gesti, può scoccare la scintilla per un mondo migliore, fatto di amore e di pace…
Lo so, è difficile ora come ora viste le nostre abitudini, ma è un passo fondamentale per vivere una vita piena e felice senza odio e rancore, con rispetto ed onestà.
Gianluca Boffetti

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