Caro Direttore, per tamponare la disastrosa crisi finanziaria del paese, i nostri politici, non potendo tassare i capitali che se ne andrebbero all’estero, hanno infierito sugli immobili, che non avendo gambe non possono scappare. Ho recentemente affittato ad un meccanico un mio capannone artigianale, che da tre anni era vuoto, e su cui pagavo regolarmente l’ici, oltre alla tassa sul reddito. Ora spero perlomeno di non perderci, anche se sull’affitto percepito dovrò pagare il quarantatre per cento, più l’addizionale regionale del due per cento. Al tutto va aggiunto un altro due per cento come tassa di registro, più l’imu sul fabbricato, che è pari al dieci per cento sull’affitto percepito, per un totale del cinquantasette per cento di pure tasse. lo Stato quindi senza alcun rischio, e nessun investimento, percepisce il cinquantasette per cento dell’affitto, mentre io, a cui resta il quarantatre, devo togliere un altro cinque per cento per assicurare il capannone. Con i tempi che corrono poi, e in base a passate esperienze, devo togliere un altro dieci per cento come rischio locativo, dovuto al fatto che spesso gli affittuari smettono di pagare, e bisogna anche fare causa per liberare i locali. Così che, del quarantatre per cento che era rimasto, devo togliere un altro quindici per cento, con un residuo del ventotto netto. Ma non è finita, perché con questo misero residuo, quando compro la benzina pago il sessanta per cento di tasse, e qualunque cosa io faccia o consumi pago l’iva, i bolli e le scadenze che sono ormai senza limiti, i costi burocratici e le norme sempre più oppressive, così che, se tutto va bene, sarò fortunato se alla fine mi resterà il quindici per cento sull’ammontare dell’affitto. Ho fatto l’esempio di un capannone artigianale in cemento armato, fronte strada provinciale, e quindi appetibile. Ma io ho anche tre capannoni avicoli in ferro, ormai in disuso, alti due metri e mezzo, adibiti a deposito, per cui percepisco compensi minimi. Ebbene, siccome la destinazione di questi capannoni non è più agricola, pago l’imu come fossero artigianali, per cui, il solo imu è pari al quaranta per cento dell’affitto percepito.
Considerato che l’apparato pubblico si va sempre più ingigantendo, le regole burocratiche diventano sempre più onerose, l’esercito dei disoccupati e dei cassaintegrati si va ingrossando, e la pressione fiscale sta diventando intollerabile, quale avvenire può avere questa nostra economia? La cancrena sta passando dal piede alla gamba, per poi passare al corpo, e provocare la morte del paziente. Non sarebbe il caso di amputare il marcio di questo sistema, dimezzando come minimo i costi della pubblica amministrazione? La ricchezza è frutto del sistema produttivo, e se non dimezziamo le tasse le aziende chiuderanno, o andranno all’estero. È inutile tamponare, bisogna cambiare le regole, aprire nuove prospettive, e soprattutto, copiare i sistemi che funzionano.
Facchi Angelo