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Big Screen: MOZZARELLA STORIES

Vuoi essere avvisato in anticipo dell’organizzazione di eventi, manifestazioni, rassegne, anteprime cinematografiche e film in programma nella tua zona? Manda un email a: piergiorgio.ravasio@email.it Ciccio DOP (Gianpaolo Fabrizio, mitico Bruno Vespa di “Striscia la notizia”) è un produttore di mozzarella in crisi a causa di un gruppo di concorrenti cinesi che si sta affacciando sul mercato e i cui prodotti sono di qualità eccellente e più economica dei suoi. Il suo factotum, soprannominato Ragioniere (Andrea Renzi), viene incaricato di far rientrare in pochi giorni tutti i soldi che il suo capo ha prestato in giro; contanti che serviranno per pagare i fornitori di latte che non ammettono ritardi. Sofia (Luisa Ranieri) è la figlia di Ciccio DOP ed è sposata (poco felicemente) con Angelo Tatangelo (Massimiliano Gallo), idolo dei cantanti neomelodici locali e che canta sempre più di rado alle varie cerimonie. Autilia (Aida Turturro) è una romantica amante, tanto tradita e abbandonata quanto generosa quando il suo ex le si riavvicina. Gravinio (Tony Laudadio) è uno dei soci di Ciccio DOP. Dudo (Massimiliano Rossi) è un campione di pallanuoto, espulso da ogni campionato dopo un match costato la vita ad un avversario e che ha cominciato a lavorare per una società di recupero crediti. Singolarmente sembrano tutte brave persone che conducono un’esistenza normale. Ma gli incontri della notte, seguita ad una domenica sera come tante altre, cambieranno per sempre le loro vite. Questi i personaggi che vanno a comporre il quadro di “Mozzarella Stories”, commedia colorata e grottesca dalle atmosfere un po’ nere, firmata da un debuttante sul grande schermo come Edoardo De Angelis, a cui si aggiunge lo zampino di un veterano del cinema in veste di produttore (il regista bosniaco Emir Kusturica) appassionato, a quanto pare, di tradizioni e di storia italiana partenopea. Prima commedia malavitosa a base di caglio e mozzarelle variopinte (a cui la cronaca italiana ci ha abituati negli ultimi mesi), il regista esordiente sul grande schermo e che sembra promettere molto bene (cresciuto proprio nella provincia rinomata per la produzione di latticini), seguendo le linee guida tracciate dalla commedia all’italiana e raccontando personaggi ispirati ad una realtà superata in quanto frutto di finzione, popolata da figure eccentriche e costruite in prospettiva comica, ci racconta qualcosa di moderno, ma dal sapore antico e pervaso dalle nuove strategie di marketing, a cui il mercato contemporaneo ci ha obbligato se non si vuol rischiare di soccombere sotto i suoi ferrei diktat. Licenziando un film di indubbio interesse, il castello solidamente edificato dal regista si sostiene grazie ad una storia di donne, ad una storia di formaggio fresco a base di latte di bufala, rinomato in tutto il mondo (gustatevi la sequenza iniziale del bagno in piscina dove, all’improvviso, piovono in acqua un’infinità di deliziose mozzarelle), a vicende di camorra e a quelle di un’umanità smarrita e lacerata.Lungometraggio d’esordio, dicevamo, dove, dietro la macchina da presa, troviamo Edoardo De Angelis, il film esplora un mondo malinconico e pieno di ironia (quello della Regione Campania, dominata dalle grande tradizioni) sotto il quale incombe la consapevolezza che tutto, in un modo o nell’altro, è destinato a finire. Consegnandoci l’emozionante ritratto di un mondo dominato da figure di donne uniche ed interessante per come scruta e spiega il profilo psicologico femminile, volendo scovare nel sottotesto il consueto messaggio morale, possiamo dire che “Mozzarella Stories” si risolve nella celebrazione di una femminilità fortemente voluta dal regista (“Ho sempre adorato l’universo femminile in quanto dolorosamente consapevole di non riuscire a comprenderne fino in fondo il mistero”). Un mondo, quello femminile, votato alla creazione di nuove prospettive, in grado di gestire organizzazioni complesse molto meglio di quanto non facciano gli uomini (vedasi il finale del film), grazie a quel livello di risolutezza e libertà (rispetto all’universo maschile che fatica a guardare oltre alle dinamiche esistenti) che forse susciterà qualche dibattito e diverbio tra le mura domestiche. Ma il cinema è bello anche per questo: per litigare in famiglia. Pierre Ravasio da Bonate Sopra (Bg)

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