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BAMBINI E CASTAGNE

Cammino lungo la mia via, costeggiata da un lato da imponenti ippocastani. A terra molte “castagne amare”,come le chiamiamo comunemente e molte foglie cadute da poco. Inevitabili i ricordi di quando bambina percorrevo questa via per andare a scuola, che allora iniziava proprio il 1° ottobre, a piedi e da sola già alle elementari, perchè di traffico ce n’era poco e spesso al ritorno mi fermavo a raccogliere un po’ di castagne da portare a casa. Pur sapendo che non erano commestibili, erano invitanti nella loro tonalità di marrone così lucido che mi sembrava di prendere qualcosa di prezioso. Raccoglievo anche le foglie, che in autunno hanno sfumature molto belle e variegate, soprattutto l’anno in cui la maestra ci assegnò come compito la raccolta di tutte le specie possibili di foglie che riuscivamo a trovare nei dintorni, per poi incollarle su un album con relativa descrizione . Da allora mi appassionai per parecchio tempo ad osservare ogni tipo di foglia, ammirando in ognuna le sue caratteristiche. Sembra forse un esercizio banale, ma ci insegnava ad apprezzare la natura, i cambiamenti delle stagioni apprezzandone anche i piccoli particolari di solito guardati distrattamente, trovando il bello ovunque. Ora di bambini che vanno a scuola a piedi non se ne vedono quasi più, lungo la mia via…dalla macchina non possono osservare le castagne e il manto colorato di foglie per terra nè sentirne lo scricchiolìo sotto i piedi…sanno sì dell’arrivo dell’autunno, ma percepiscono meno il suo significato più naturale E’ un piccolo esempio che fa parte di una lunga serie di modi di vita ormai cambiati, di sensazioni perdute, di gesti spontanei in sintonia con la natura oggi dimenticati . Ornella Olfi

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