Rimani sempre aggiornato! - Scarica l'App di New Entry!

ANIME PERDUTE di Richard Mason

Si chiama Richard Mason e con il suo primo romanzo, “Anime alla deriva”, pubblicato a ventidue anni nel 1999 (da noi nel 2000 per Einaudi) si è affermato come il nuovo enfant prodige della narrativa di lingua inglese.
Sudafricano bianco, nato nel 1977, a dieci anni ha abbandonato Johannesburg con i suoi genitori, militanti anti-apartheid, per cominciare una nuova esistenza in Inghilterra, dove ha studiato a Eton e poi ad Oxford.
Ma, mentre compiva questo percorso formativo classico nei rampolli delle classi alte inglesi, la sua vita ha subìto l’originale accelerazione dovuta al successo del primo romanzo, pubblicato in ventidue paesi e intitolato appunto: “Anime alla deriva”.

Siamo convinti che per originalità e freschezza nella narrazione, non ha eguali.
La storia è ambientata nel mondo della ricca aristocrazia inglese, nell’universo incontrastato dello snobismo, in cui le scelte sono basate sulle convenienze e i discorsi vertono sulle origini familiari, le possibilità economiche e le opportunità sociali. Hycle Park è una delle mete preferite di una gioventù che l’autore colloca negli anni ‘90 ma che pare senza tempo, anzi, proprio fuori dal tempo, con problemi, abitudini e un linguaggio che i giovani d’oggi non sono soliti conoscere e utilizzare.
Quale ragazzo o ragazza, anche al primo incontro, manterrebbe un formale “lei” o parlerebbe nel modo affrettato e un po’ rigido dei personaggi di Mason?
Eppure l’approccio tra il protagonista, James Farrell (un violinista) e la sua futura moglie (e ancora più futura vittima) Sarah, si svolge proprio in questo modo formale e retrò.

E anche le sconvolgenti vicende che James, ormai settantenne, narra andando indietro con i ricordi, mantengono sempre quel distacco che non le rende mai tragiche anche se drammatiche, mai veramente intime anche se molto personali. E’ innegabile tuttavia che la storia, dopo un inizio lento, faccia muovere i propri ingranaggi con una sincronia quasi perfetta.
Nella fredda vita di James entrano prima le due cugine Ella (sua grande passione, amore turbolento) con il fidanzato Charles e Sarah, che diventerà sua moglie, poi Eric, un pianista, un amico sincero, un ragazzo che si innamora sinceramente di lui e che invece verrà solo usato, in qualche modo ingannato e trascinato al suicidio. Forse la vera protagonista della storia è proprio la morte, che rincorre alcuni personaggi e arriva inesorabile a sancire i fallimenti, l’inadeguatezza dei protagonisti, eterni immaturi egoisti, incapaci di capire quali siano i valori importanti nell’esistenza.

Notevole per la raffinatezza dell’esposizione è l’analisi psicologica dei meccanismi sottili in grado di traviare esistenze, che sembra tesa a dimostrare come il destino sia superiore a tutto, come sia il solo in grado di punire o perdonare.
A noi gli affanni, i tentativi – premiati o puniti – di addolcire l’asprezza del dolore irrisolto e dovuto a quel “tuffo a capofitto nel mare, con cui si rischia di annegare ma senza il quale non si nota affatto.

“Anime alla deriva” – Richard Mason
– Ed. Einaudi – 328 pag.

Paola B.

Condividi