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ALFA ROMEO OSI – SCARABEO… MERAVIGLIA DEL TEMPO PASSATO

Gli anni 60, si sa furono un periodo glorioso per l’automobilismo, ricco di fascino, estro creativo e irripetibili capolavori. Erano anni in cui spesso le case si esercitavano a livello stilistico oppure provavano soluzioni tecniche per poi riportarne i risultati su vetture di serie.
La Osi Scarabeo fu un esempio dannatamente bello e lampante di ciò che ho appena scritto sopra. Montava il leggendario quattro in linea bialbero, fiore all’occhiello della casa di Arese, che per decenni equipaggiò le vetture del biscione.
Questa volta però fu usato quello della GTA.
Montato in posizione posteriore, trasversalmente, in blocco con frizione e cambio.
La vettura era leggerissima, circa 700 kg, superava i 200 km/h. Ne produssero tre, ma differenti tra loro nello stile.
L’ing. Busso fu fra i fautori della creazione della Scarabeo, unitamente alla preziosissima collaborazione della Officina Stampaggi Industriali di Borgaro torinese, divenuta poi famosa semplicemente come OSI.
Il telaio era tubolare, altra grande finezza dal punto di vista tecnico, con i serbatoi del carburante posizionati nei longheroni tubolari posti ai lati della vettura.
Le linee furono disegnate da Sergio Sartorelli.
Un curiosità della Scarabeo consta nel fatto che per le sospensioni anteriori, furono usate quelle dalla Renault 8.
Uno dei tre esemplari, fu dotato di un sistema di accesso all’abitacolo veramente futuristico ed affascinante. Si accedeva all’interno della vettura non aprendo le portiere come quasi sempre accade, si doveva aprire ed alzare la grossa cupola in vetro e plexiglass che costituiva la copertura dell’abitacolo.
Un corpo unico che una volta aperto concedeva ai passeggeri di salire a bordo, alla vista era una sorta di avvenieristica cupola.
Soluzione stilistica poi ripresa su alcune kit car degli anni 70/80.
Era una due posti secchi, con un grande volante a quattro razze che dominava l’abitacolo. Il posteriore era a coda tronca, di contralto all’anteriore lungo e affusolato.
Fu presentata al salone di Parigi del 1966, un vero peccato il non susseguirsi di una produzione in serie. Oggi due esemplari sono custoditi al museo di Arese, il terzo non è ben chiaro dove sia finito, facilmente in qualche hangar blindato di importanti collezionisti…
Sono stati anni irrepetibili, stilisticamente liberi, dove le creazioni era frutto di pura genialità. Creare certi capolavori è possibile solo in determinati momenti storici, serve un “microclima“ adatto.
Gli anni 60 al netto di tutto, furono per il mondo dell’auto un decennio fondamentale, forse l’ultimo periodo in cui la creatività ha avuto libero sfogo.
Oggi una Scarabeo affascina più di allora, con le sue imperfezioni figlie dell’artigianato puro, della mano dell’uomo sicuramente non infallibile ma certamente geniale.
Antonio Gelmini

Per curiosità o valutazione su vetture
di interesse storico inviare una mail a:
Antonio Gelmini
meccanicagelmini@gmail.com

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