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A NOME DEGLI ANZIANI

Le parole di Papa Francesco echeggiano come monito e attingono forza espressiva da una constatazione amara: in questa nostra società imperniata sui rapporti produttivi, manca la volontà di predisporsi all’ascolto degli anziani, ignorando quanto la loro esperienza di vita rappresenti un bene prezioso e un apporto essenziale per un equilibrato ricambio generazionale. Nelle parole del Papa c’è l’invito a respingere quell’eutanasia culturale che affossa ogni iniziativa proveniente dagli anziani, spesso relegati in strutture inadatte alla condizione senile.
Un’eutanasia che induce erro-
neamente l’homo oeconomicus
a credere che, in assenza di appetiti giovani, l’anziano volga lo sguardo al passato in modo maniacale, per conferirvi un significato tutto privato e consolatorio. Eppure, là dove si sono verificati gli efficaci interventi culturali hanno stimolato negli ultimi decenni il diffondersi di una diversa concezione delle potenzialità dell’anziano.
Si fa strada allora l’idea che il ricordo di fatti ed eventi lontani non sia fine a se stesso, ma soddisfi il piacere di raccontare, di ripercorrere le tappe della storia che da piccola si fa grande, per amplificare l’esperienza personale delle nuove generazioni.Nell’aprile 1968, un insegnante di nome Paolo Rocca vergò uno struggente documento che suonò come preghiera e testamento spirituale. Signore, ho ottantadue anni: vi  ringrazio. Riconosco da voi ogni bene. Gli acciacchi che mi accompagnano sono dovuti alla miseria della carne che tramonta. Se il mio passo è incerto e la mia mano inabile: vi prego, sorreggetemi. Se il mio orecchio è debole, e debbo fare uno sforzo per udire la vostra voce: compatitemi.
Se cerco di rievocare i giorni lieti o procellosi di un passato ormai tanto remoto: vi prego, ascoltatemi.  È la supplica di un uomo consapevole della propria condizione. In perfetta coerenza con le raccomandazioni di Papa Francesco,  quelle righe paiono, oggi, una sorta di decalogo per quanti ignorano i bisogni degli anziani.
Giuseppe Muscardini (da “Frate Indovino”
Le parole di Papa Francesco e le poesie di Paolo Rocca, per noi anziani, sono un toccasana!
Nonna Grazia.

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