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“A NEDAL OGNI SPUSA AL SÒ CASAL” “NATALE CON I TUOI, PASQUA CON CHI VUOI”

Natale e Capodanno possono essere l’occasione di un bilancio positivo per chi è fortunato ad avere innanzitutto la salute, una bella famiglia con cui potersi ritrovare per lo scambio di auguri, l’essenziale per vivere decorosamente: le priorità essenziali della vita. Inevitabile la nostalgia, perché a Natale è più pungente la mancanza di chi ci ha lasciato e i posti vuoti a tavola riaprono ferite.

Anni fa le famiglie erano più numerose, perciò le tavolate rimanevano lunghe, malgrado l’assenza ogni anno di qualcuno. “A Nedal ogni spusa al sò casal” (a Natale ogni sposa alla sua casa natìa) e “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”, erano proverbi molto sentiti: le figlie sposate, più dei figli, tornavano volentieri a festeggiare nella famiglia d’origine. Quasi nessuno organizzava pranzi al ristorante, né vacanze in località turistiche famose, perché oltre alle poche possibilità economiche, Natale era, per profonda tradizione, sinonimo di calore familiare.

Nelle case infatti c’era un’allegra baraonda di teneri bambini che, in piedi sulla sedia, recitavano emozionati la poesia imparata a memoria a scuola e mostravano il lavoretto fatto con le loro mani, tra gli applausi dei parenti e la mancetta da mettere nella cassettina dei risparmi. Non si regalavano loro giochi e dolci, perché li avevano già ricevuti da Santa Lucia. Per gli adulti il piacere di stare ore a chiacchierare e ritrovare le proprie radici.
Nella cucina l’atmosfera sembrava magica, con le luci del presepio o dell’albero, strisce luccicanti a contornare quadri e cartoline di auguri ricevute da parenti e amici infilate in bella vista nella vetrina del buffet. Si gustavano prelibatezze cucinate con amore dalle mamme: non preparavano pietanze ricercate, anzi, il menù era classico, sempre lo stesso, eppure quanto piaceva quel cibo!

Ceppi di legna scoppiettavano nella stufa e sui cerchi roventi si cuoceva la polenta nel paiolo, con l’acqua bollente della ramina. Il pasto era sostanzioso, ma rimaneva sempre il famoso “buchino nello stomaco” per un pezzetto di torrone e un brindisi con panettone o pandoro, ricevuti in omaggio. Anni fa infatti tutti i bottegai del paese e ambulanti alimentari al mercato, a Natale ringraziavano i clienti abituali con un regalino, molto gradito non tanto per il valore, quanto per il significato di amicizia e riconoscenza.

Tra i vari omaggi ricordo il panettone “Milano”, spumanti, vari calendari, piccoli utensili da cucina, panni auto dal benzinaio. Abitudine ormai rara, per questo ancora più apprezzata, per mantenere vive familiarità e fiducia reciproca che si respira nelle piccole attività locali.
Ornella Olfi

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