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A DANTE

Afosa mattinata di agosto

gremita la piccola chiesa

dal cui pulpito l’orante

con voce rotta dall’emozione

stila l’ultimo saluto

a Dante

la cui anima 

mondata dal dolore

dopo lunga sofferenza

vissuta con pazienza e letizia

è ritornata al Padre.

 

L’umiltà fu il suo credo

la bellezza per la natura

la sua forza

ponte di lancio

base solida su cui fondare

la propria famiglia

piccola chiesa domestica.

 

Le note dell’organo

aprivano spiragli

varchi verso l’infinito

che a perdifiato si stendeva

facendo nascere nell’animo

commozione intima e profonda.

Tante le riflessioni

i ricordi di quando fanciulla

assieme alla compagne

tra cui Chiara

si trascorrevano ore ed ore

all’ombra del fresco porticato

fantasticando

sognando la vita

mentre la sua figura 

riservata e sorridente

passava muta 

ammiccando un sorriso

una parola buona

discorrendo con la moglie

del raccolto

di semina e di grano

accompagnato dal fedele Dick.

 

Vittoria assisa

contempla le volte

pregna di sguardi di tenera curiosità

che la avvolgono come cappa.

 

Da madre

li ricevo

al core giungono

con dolcezza li ridono

rivestiti di luce e di sorriso.

 

Lento passa il feretro

seguito dai parenti

catapultato in una dimensione nova

per l’ultimo viaggio terreno

prima di essere affidato

al caduco ed al perituro

per lui un segno di croce

tanti

tutti insieme

di saluto e di commiato

di arrivederci.

 

Se nel tuo pellegrinare

tra le volte celesti

dovesse capitare

carissimo Dante

di incontrare mia madre

da parte mia abbracciala forte

vicino stalle 

facendole compagnia.

 

Dal cielo:

azzurro e terso

volgi paterno l’amorevole 

sguardo di Padre

sui tuoi cari

proteggili ed assistili

per mano forte tieni Chiara

affinché il tuo amore

si riversi intero puro e pieno

sul piccolino

che in grembo cresce rigoglioso.

 

Milena, la mamma di Vittoria 

e di Celeste

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